Il Masgalano 2022

INCULAVERIS MUNDUM

Questo è il nostro Masgalano, l’opera che offriamo alla nostra bella meravigliosa Città.
Una mano d’argento, posta su una Piazza d’argento, che stringe e alza al cielo un Goliardo dorato. Dei ciondoli che rappresentano Bacco, Tabacco, Venere, il teatro, l’ateneo la Battaglia di Curtatone e Montanara e un barbero, che sarà dipinto dall’artista con i colori della Contrada che vincerà il Premio.
Un dito infine si alza per mettersi alla spalle quello che è successo in questi anni così difficili e per ribadire che il Palio è il nostro modo di mandare a quel paese tutto il resto. Questa è la Nostra Festa: ce la siamo ripresa!
GAUDEAMUS!

Signor Sindaco, Onorando Rettore del Magistrato delle Contrade
Onorandi Priori,  Autorità tutte
Senesi e Contradaioli

Il 29 Maggio del 1848 un manipolo di studenti senesi, con eroica virtù ed invincibil coraggio, si sacrificava in nome della libertà sui campi di Curtatone e Montanara. Da quella battaglia arriva un messaggio di cui noi studenti siamo ancora gli orgogliosi custodi: ci si può spezzare, ma non ci si deve piegare.

Per questo, per noi Goliardi Senesi, è oggi un grande onore far parte di un momento così bello della nostra città: il giorno in cui tutto ricomincia.

È per noi un grande orgoglio poter offrire quest’opera alla contrada che si sarà distinta per eleganza e abilità, grazie al lavoro delle tante persone che per tutto l’anno preparano con cura e amore la propria comparsa.

Poter donare il Masgalano è l’occasione migliore per testimoniare quel legame che dal 1945 unisce indissolubilmente le Feriae Matricularum e le Contrade: tantissimi sono i senesi che sono affogati nel lago di Gaspero e poi hanno scritto la storia del Palio.

Vorrei quindi ringraziare chi ha reso tutto questo possibile, ognuno contribuendo a modo suo, e il Comune di Siena per averci concesso quest’onore.

Non c’è bisogno di essere bravi in matematica per capire un concetto semplice: l’infinito, per quanto lo si possa dividere, resta sempre infinito. E se il nostro amore per la Contrada è infinito, non significa che debba essere un amore esclusivo o che ci precluda di amare con la stessa intensità anche qualcos’altro. Infatti amiamo la Contrada e amiamo le Feriae.

Ci siamo concessi, da veri goduriosi, due infiniti invece di uno solo.

Due amori che vivono entrambi delle stesse emozioni, della stessa tenacia e di quella spensieratezza che da sempre rende tutti i contradaioli liberi.

Con questa opera di Mortet dunque abbiamo voluto celebrare questo senso di Libertà, dando il messaggio più goliardico che potevamo mandare dopo una pandemia: mettiamoci alle spalle quello che è successo in questi anni così difficili per tutti, mandiamo a quel paese tutto il resto e riprendiamoci le emozioni della nostra Festa.

Perché il Palio è il nostro modo di mandare a quel paese tutte le difficoltà e i giorni tristi, i dissapori e le paure. Il Palio ci fa dormire poco e sconvolge i nostri piani, ci fa sentire vivi e ci emoziona, regalandoci momenti indelebili da custodire gelosamente dentro di noi.

Viviamolo dunque come deve essere vissuto; godendoci il momento, consapevoli che camminiamo sulle spalle dei giganti del passato e abbiamo lo sguardo proiettato sul futuro.

Ma che, come ci ha insegnato tutta questa storia, abbiamo la fortuna di poter vivere solo il presente: dunque godiamocelo e cogliamone ogni attimo.

GAUDEAMUS IGITUR, perché sono tornati i brividi e i canti di gioia, i rintocchi e gli attimi infiniti.

Sono tornati tutti i nostri colori.

È tornata la nostra Festa!

Michele Rubini detto Golosino, Princeps 2022

IL DITO DEL GIULLARE

È con grande orgoglio che mi alzo per presentare il Masgalano offerto dai Goliardi di Siena in questo luogo magico che accoglie e protegge i Barberi prima della battaglia e dove si trova la porta del Teatro dei Rinnovati, che ha visto tanti di noi calcare il palcoscenico dell’Operetta.

Dante Mortet è un artista che ama definirsi “artigiano”. L’Artigiano è qualcuno che adopra le proprie mani per restituire al mondo il frutto di un lavoro che possa far assumere agli oggetti un senso e un valore che si avvicinino a quelli di un’opera d’arte.

Il rapporto tra Dante e i Goliardi inizia nel marzo del 2020, proprio in mezzo a quel gran bailamme che ha portato a rendere impossibile il perpetuarsi della sacra ritualità del Palio, che ci ha condannati ad una prigionia forzata, che ha tappato le nostre bocche e mascherato i nostri volti, mutilandoci del bene più prezioso dopo quello della Vita: la Libertà che, come scrisse il nostro Roberto Ricci, “è un cavallo che scalpita dentro ogni cuor, anche quello più timido”.

A questo artigiano, che usa le mani non solo per creare l’opera ma le eleva a protagoniste dell’opera stessa, i Goliardi hanno chiesto di rappresentare una mano di argento che stringe un goliardo di bronzo (come le loro facce) e che, con un gesto derisorio e irriverente, mandasse a quel paese tutto quello che stava accadendo a tutti noi, anche e soprattutto chi ci diceva di ripetere a memoria lo sciocco mantra: “Andrà tutto bene!”.

Perché non stava andando tutto bene per niente, per la miseria!

Deridere con irriverenza.

Se andiamo a scavare sotto la patina della superficialità e indaghiamo sul loro significato, queste due parole assumono tutto un altro, alto valore. “De-ridere” significa “ridere per mezzo di un’azione”, l’azione è stata quella di chiedere al Primo Cittadino di prestare la sua mano, dalla quale è stato fatto il calco. I Goliardi hanno chiesto, per burla, una mano al Sindaco perché il significato della parola irriverenza è proprio “non fare le riverenze”, non inchinarsi di fronte a nessuno.

Il motto del Principe Michele Rubini è infatti: “Frangar, non flectar”.

E’ il ruolo dello Zanni, di Arlecchino, del Giullare di Corte che, per amore di battuta, accetta il rischio di venire decapitato dal potente di turno.

“Sire, si provi questo abito che solo le menti eccelse riescono a vedere…”

In tutte le corti ci sono i sovrani, ci sono i manutengoli, ci sono i lacché e poi ci sono i giullari di corte. Il Giullare finge di inchinarsi e poi colpisce. Come Ciranò.

Ecco, i Goliardi sono il Giullare di questa nostra Città, che amano come si ama una Mamma, capaci di dire da sempre con coraggio che il Re è nudo, chiunque sia il Re. Perché la Goliardia è coerentemente trasversale: esistono Goliardi di destra, di sinistra e di centro. E mescolandosi, abbracciandosi, attraverso l’amicizia vera che si crea in quegli anni beati, può venire fuori che i goliardi di destra abbiano idee di sinistra, che i goliardi di sinistra abbiano elucubrazioni di destra e che i goliardi di centro diventino dei grandi bestemmiatori.

Il Goliardo è un giullare, il Goliardo è un satiro, metà uomo e metà bestia, devoto al Dio Bacco e difensore del superfluo. Sia benedetto chi difende il superfluo, perché se dovessimo imporci di lasciare in vita soltanto ciò che quelli bravi definiscono “essenziale” non ci sarebbe la Musica, non ci sarebbe la Poesia, non ci sarebbe il Vino, non ci sarebbe la trippa la mattina della tratta o i bomboloni per le Prove di Notte, non ci sarebbero neanche la Prove di Notte, non ci sarebbe la Passeggiata Storica e quindi neanche il Masgalano. Forse non ci sarebbe neanche il Palio, che per tutti noi è la più irrinunciabile ed essenziale tra le cose superflue.

Quindi, siccome per noi Goliardi non c’è niente di più serio di uno scherzo, accettate questo premio come il messaggio degli studenti che, proprio come Arlecchino, si confessano burlando.

Cari studenti, con questa mano indicate a noi vecchi falliti, che siamo stati capaci soltanto di rubarvi il futuro, la strada dove dobbiamo andare. Ma ricordatevi che a 22 anni i Beatles erano già i Beatles e che alla mia età Mozart era bell’e morto da 11 anni. Il tempo di fare qualcosa di grandioso è ora. Il Futuro è nelle vostre mani, non sprecatelo come abbiamo fatto noi, altrimenti vi meriterete anche voi di essere mandati a quel paese.

Concludo dicendo che la più bella delle canzoni goliardiche, il Gaudeamus, ci spiega che abbiamo a disposizione una vita sola e che la gioventù è quell’attimo breve nel quale si deve godere nel dare un senso a tutto quello che faremo da lì in poi, perché in fondo alla nostra vita ci aspetta una Signora ineluttabile che non risparmia nessuno. Godete quindi il Qui e l’Adesso, finché siete giovani e cercate di portare con voi questo insegnamento anche quando giovani non lo sarete più. Ricordatevi che nessuno si salva.

Nemini parcetur.

Giampiero Cito detto Tagliatella, Balìa 1998

Foto gentilmente offerte da Pietro Tonnicodi